“Galileo: l’inventore della scienza moderna”, “Le macchine mirabolanti di Leonardo”, “Copernico e l’eliocentrismo”, “Il 1600 e la rivoluzione scientifica”.
Quante volte abbiamo ritrovato questi titoli nei libri di testo delle scuole medie e superiori, in quante occasioni siamo rimasti a bocca aperta di fronte alle creazioni geniali di uomini, precursori di invenzioni e scoperte destinate a sconvolgere l’umanità, quasi provenienti dal futuro per le loro visioni avveneristiche. Ecco, uomini che guardavano al futuro. Se vi dicessi che guardavano in realtà al passato? Che qualcuno, rimasto incognito in cronache e opere impolverate di biblioteche arabe e medio-orientali, aveva già immaginato automi, macchine a vapore e opere idrauliche? Non solo immaginate, ma anche create e messe in opera, a lasciare sbalorditi gli spettatori, come un mago capace lascia sbigottito il proprio pubblico? Tutto ciò è accaduto in età ellenistica, periodo troppo sottovaluto perché schiacciato dall’età d’oro di Atene e Roma, quando, per merito dell’impulso do sovrani illuminati, vennero fatte mirabolanti studi nei campi delle scienze matematiche, della meccanica, dell’astronomia, della geografia e della medicina che furono poi ereditate e riprese dai moderni, ma solo dopo quasi un millennio. Un millennio. Causa anche del famigerato incendio della biblioteca di Alessandria, che mandò in fumo pagine e pagine di studi e teorie rivoluzionaria, tutta questa tradizione venne trascurata dal mondo occidentale e, invece, assimilata dal mondo orientale. Molte di queste opere scientifiche, infatti, ci sono pervenute tramite manoscritti arabi, mentre in occidente si copiavano quasi solamente (per fortuna con eccezioni) opere teologiche e religiose. Questa vera e propria rivoluzione scientifica dimenticata è magnificamente raccontata da Lucio Russo ne “La Rivoluzione Dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna”, il quale in questo libro originalissimo documenta innumerevoli esempi di uomini di scienza e delle loro idee e invenzioni. Lettura consigliata.
Elencare i progressi della scienza di quest’epoca e degli artefici richiederebbe una trattazione troppa ampia, per cui mi limito a lanciare un solo sasso nello stagno e a illustrarvi un unico esempio di questi personaggi. Il sasso si chiama Eròne di Alessandria. Alessandria d’Egitto, non a caso, è la città natale di quest’uomo, completamente e ingiustamente dimenticato. In questo periodo, la megalopoli del delta del Nilo è il fulcro della rivoluzione scientifica ellenistica. Nel III sec a.C splendeva di edifici maestosi (templi, stadi, terme, parchi, palestre e teatri) e le strade principali si avvalevano di un sistema di illuminazione per mezzo di lanterne che rimanevano accese tutta la notte. Il primo capolavoro tecnologico di cui beneficiava la capitale egizia si trovava nel sottosuolo, dove scorreva una vera e propria rete idrica, un complesso di canali che portavano l’acqua dal Nilo, la rendevano potabile grazie ad una sorta di depuratore e la smistava alle case. Il secondo è il Faro, una delle 7 meraviglie del mondo antico, che meriterebbe un capitolo a sé, dato che i principi scientifici che regolavano le lanterne inserite in esso permettevano la visione della luce a più di 50 km di distanza. Ma torniamo al nostro Eròne. Della sua vita la notizie sono scarsissime: il secolo in cui visse è stato individuato datando al 13 marzo del 62 d.C un'eclissi di Luna da lui osservata. Matematico e meccanico, ricoprì la carica di insegnante di materie tecniche nel prestigioso Museo di Alessandria. Individuò un metodo di approssimazione delle radici quadrate, inventò il teodolite, ma le sue scoperte più sensazionali sono state messe per iscritto nei Pneumatikà. Il testo si apre con un'introduzione teorica seguita dalla descrizione di numerosi dispositivi azionati dalla pressione dell'acqua, del vapore, dell'aria compressa, persino dall’energia eolica. In quest'opera lo studioso alessandrino palesa le sue capacità di inventore, delineando dispositivi quali l'eolipila e la “Fontana di Erone”. L'eolipila, o sfera di Eolo, mostra come l'energia termica può essere trasformata in energia meccanica sfruttando la pressione derivante dal riscaldamento di acqua all'interno di una sfera metallica. Altro marchingegno illustrato nelle pagine dei Pneumatikà è la cosiddetta “Macchina di Erone”, un vero e proprio antenato delle porte automatiche di età moderna, che permetteva l’apertura automatizzata delle porte del tempio di Serapide ad Alessandria. L’ultima sua creatura, per certi versi la più immaginifica delle altre, per altri la più curiosa, è un vero e proprio distributore automatico di acqua e vino, posto ai lati delle strade di Alessandria, mediante il quale agli abitanti della megalopoli del delta, inserendo una moneta da 5 dracme in un’apposita fessura, erogava una determinata quantità di liquido.
Questo è solo uno degli esempi di personaggi definibili come scienziati. Leonardo, Newton, Copernico e altri ebbero il merito di guardare al futuro con gli occhi del passato, di credere nei progetti di uomini per secoli sconosciuti all’Occidente, considerati geni in Oriente, e poi nuovamente messi nel dimenticatoio dagli illuministi, che li considerò un gruppo di studiosi precursori si, ma incapaci di comprendere l’importanza delle loro scoperte, ingenui e acerbi. Per rivalutarli, per riconsiderare la rivoluzione dimenticata, basta citofonare a casa Russo e farsi aprire i cancelli di casa sua, automatici come Eròne aveva progettato, 2 millenni fa.
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