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“Serenissimi incontri”: pillole di storia locale per l’arricchimento intellettuale

Giacomo Rosin

Aggiornamento: 6 dic 2019

L’avvocato Marco Francescon apre il penultimo incontro di: “Storia e Cultura Veneta” con un richiamo alle parole di Martin Lutero in merito al Sacerdozio universale. Un’azione dubbia, in questo contesto, la quale però, non vuol essere mera manifestazione di erudizione, bensì un tentativo di impostazione di un diverso schema mentale che spinga l’individuo a non scoraggiarsi di fronte al dogma di una cultura elitaria, pesante e difficilmente accessibile. Così facendo la speranza è che la sala del palazzo Rinaldi, in cui si tiene la conferenza, possa aprirsi ad ogni potenziale stimolo o nuova informazione mediati tramite il generoso contributo di un uomo che non fa parte della cerchia dei professori universitari ma che riesce comunque efficacemente ad intermediare tra l’enorme mole costituita dalla storia di Venezia ed il pubblico della città di Treviso.


Francescon narra, nella prima fase della lezione, le vicende che portarono alla costituzione, all’ampliamento e all’erosione delle due differenti aree in cui viene convenzionalmente diviso il dominio della Repubblica. Convenzionalmente perchè scopriamo che tale distinzione prese vita nel 1440, quando il Senato decise di adottarla in funzione ad una più efficace gestione delle sue delibere dal punto di vista archivistico, creando le due sezioni d’archivio: Stato da Mar e Stato da Terra.

Alcuni accenni vengono dati anche in merito al modo attraverso il quale ogni circoscrizione veniva amministrata, soffermandosi sulle figure di “rettori” e “capitanei” ed il ruolo che essi assumevano in loco.

Nuovamente viene spiegata una delle caratteristiche più importanti della dominazione veneziana cioè il fatto che, nonostante venisse concesso da parte di Venezia libertà di scelta ed arbitrio al patrizio incaricato di gestire il territorio, egli doveva tenere diligentemente conto di statuti ed equilibri locali nelle sue decisioni, in modo da poter agire in sintonia con il locale senza creare situazioni di tensione o comunque potenzialmente negative per la dominante. É in forza di questa peculiarità (che spinse spesso i “capitanei” veneziani ad appoggiare le rivendicazioni della popolazione più umile invece che quelle dell’èlite) che si sono venute a creare tutte quelle situazioni (molto insolite ma al contempo non rare per Venezia) in cui una popolazione assoggettata si rivolge con affetto verso il dominatore.


Quasi come una sorta di tributo l’incontro si conclude con la narrazione delle vicende che legarono la Treviso a Venezia. Viene fatto presente come la città fosse la prima dell’entroterra a cadere in mani veneziane, a seguito della guerra veneto-scaligera (1336 - 1339), e di come, cinque anni più tardi, fece atto di dedizione. Quest’ultimo punto è oggetto della ricerca, prima universitaria poi amatoriale, dell’ avv. Francescon e viene analizzato nel suo libro1. Il motivo di tale interesse consiste nell’ambiguità di tale azione in quanto, di fatto, rappresenta un nuovo atto formale di riconoscimento del controllo veneziano nonostante la già avvenuta conquista. Si dedica a questo, perciò, l’autore cercando di cogliere un filo logico nella scelta della città tra le testimonianze.


Anche questo quarto incontro è capace di suscitare interesse ed attenzione nella Sileiana, la quale nuovamente si impegna nel tentativo di darne un breve resoconto attendibile che possa a sua volta lasciare qualcosa a voi lettori, sia esso uno stimolo o cinque minuti di piacevole lettura.

Giacomo Rosin


M. FRANCESCON, La dedizione di Treviso a Venezia. Un matrimonio voluto da Dio, Terra Ferma, Treviso 2008.

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