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"Serenissimi incontri": spunti storici, gemme per una consapevolezza maggiore del passato veneto

Immagine del redattore: Davide ZennaroDavide Zennaro

Aggiornamento: 6 dic 2019

“In questo amaro momento che lacera il nostro cuore; in questo ultimo sfogo d'amore e di fede al Veneto Serenissimo Dominio, ci sia di conforto, o Cittadini, il Gonfalone della Serenissima Repubblica, ché la nostra condotta presente e passata giustamente ci assegna questo atto fatale, per noi virtuoso e doveroso.

Sapranno da noi i nostri figli, e la Storia del giorno farà sapere a tutta Europa, che Perasto ha degnamente sostenuto fino all'ultimo l'onore del Veneto Gonfalone, onorandolo con questo atto solenne e deponendolo bagnato del nostro universale amarissimo pianto.

Sfoghiamoci, Cittadini, sfoghiamoci pure; ma in questi nostri ultimi sentimenti, con i quali sigilliamo la gloriosa carriera corsa sotto il Serenissimo Veneto Governo, rivolgiamoci a questa insegna e in essa consacriamo il nostro dolore.

Per trecentosettantasette anni la nostra fede e il nostro valore la hanno custodita per Terra e per Mare, ovunque ci abbiano chiamato i suoi nemici, che sono stati anche quelli della Religione.

Per trecentosettantasette anni le nostre sostanze, il nostro sangue, le nostre vite sone sempre state dedicate a Te, San Marco; e felicissimi sempre ci siamo reputati di essere Tu con noi e noi con Te; e sempre con Te siamo stati illustri e vittoriosi sul Mare.

Nessuno con Te ci ha visto fuggire; nessuno, con Te, ci ha visto vinti o impauriti!

Se il tempo presente, infelicissimo per imprevidenza, per dissennatezza, per illegali arbitrii, per vizi che offendono la Natura e il Diritto delle Genti, non Ti avesse tolto dall'Italia, per Te in perpetuo sarebbero state le nostre sostanze, il sangue, la nostra vita; piuttosto che vederTi vinto e disonorato dai Tuoi, il nostro coraggio e la nostra fede si sarebbero sepolte sotto di Te!

Ora che altro non resta da fare per Te, il nostro cuore Ti sia tomba onoratissima e il più puro e grande elogio, Tuo elogio, siano le nostre lacrime”



Con queste toccanti parole, il Capitano di Peralto, borgo nel profondo delle bocche di Cattaro, in Montenegro, Giuseppe Viscovich, massima autorità amministrativa locale, il 23 agosto 1797, elogia e rimpiange amaramente l’ormai caduto per mano napoleonica, Stato Veneto, stringendo tra le mani il gonfalone Serenissimo bagnato dal pianto del popolo rassegnato.


La lettura dell’orazione è sicuramente il momento più coinvolgente emotivamente della seconda puntata di “Storia e Cultura Veneta”, svoltasi il 28 febbraio nella Sala Verde di Palazzo Rinaldi, a Treviso. Relatore della conferenza è il Professor Francesco Chiaro, docente di Lettere Antiche del Liceo Foscarini di Venezia, che, con la consueta passione e veemenza, espone alcuni momenti chiave e personaggi fondamentali per la storia della Serenissima. Ad aprire i lavori è l’Assessore per le Politiche per lo Sport e per il Benessere Psico-fisico della Persona, Silvia Nizzetto, che, con grinta e grande partecipazione sottolinea come l’iniziativa abbia puramente carattere informativo e divulgativo e lo scopo principale di esporre alla cittadinanza una storia troppo trascurata per anni. Secondo l’Assessore, queste nozioni non possono più essere ignorate nell’istruzione dei giovani del territorio, poiché forniscono valori esemplari, che consentono di mantenere il legame con la terra natia in un mondo sempre più relativo, globalizzato e senza radici.

Il discorso viene ripreso dal Professor Chiaro, esponente dell’Associazione Culturale “Le Terre Alte di San Marco”, che, proiettando un’immagine del vasto impero commerciale veneziano del XVI secolo, insiste sul fatto che la storia del Popolo Veneto non sia affatto una storia locale; non la storia di una città, ma la storia di un popolo alla conquista del Mediterraneo orientale. L’Impero, infatti, costituito perlopiù da empori e porti disseminati lungo le coste, viene definito da Ruskin ne “Le pietre di Venezia” uno dei “tre imperi che vale la pena studiare e che hanno caratterizzato la storia del mondo: Atene, Venezia e l’Inghilterra”; certamente, un punto di vista opinabile, ma che ci fa pensare all’importanza e alla centralità della Repubblica Serenissima, non certo definibile “locale”. Il Professore prosegue elencando altri argomenti a sostegno di questa tesi. Segni del passaggio veneto, infatti, si trovano, ad esempio, nell’urbanistica della città di Nicosia, a ben 1200 km dalla Capitale dell’ “Impero da Mar”, nell’isola di Creta, in Dalmazia, in Istria e nel fiordo di Cattaro, dove si esalta la figura del Capitano Vidovich. Presenze, dunque, non certo sottovalutabili. Chiaro sottolinea come Venezia, per le zone conquistate, abbia sempre garantito libertà di culto, insieme al mantenimento delle proprie lingue e tradizioni e abbia creato quartieri appositi nella propria città dedicati alle varie etnie presenti all’intero del proprio territorio. Ad esempio, come non ricordare il Fontego dei Turchi, ex residenza dei duchi di Ferrara, nel quale uno spazio era stato adibito a moschea, o la Chiesa di San Giorgio dei Greci dove gli Ellenici potevano officiare nella propria religione. Un Impero, dunque, dotato di grande libertà e tolleranza. Il vanto dell’Impero erano anche, incalza il Professore, grandi figure di carattere quasi eroico, come il Capitano Vidovich, citato in precedenza, uomini che mettevano la Patria prima della propria vita, come il caso del Rettore della città-fortezza di Famagosta, ricco porto sulla costa orientale dell’isola di Cipro, durante l’assedio degli ottomani del 1571, Marcantonio Bragadin. La fama del Bragadin si deve all’incredibile resistenza che seppe opporre all’esercito che lo assediò, dato il rapporto delle forze in campo (6000 veneti contro 200000 ottomani), nonché all’orribile scempio cui fu sottoposto dopo la resa della città, visto che venne mutilato e scuoiato vivo dopo essersi rifiutato di convertirsi alla religione islamica. Figure eroiche non solo maschili, ma anche femminili, come, ad esempio, Belisandra Maraviglia, vedova di Pietro Albini, il cancelliere di Cipro, ucciso durante l’assedio della città di Nicosia e sorella di Giovanni, segretaria del Senato Romano. La donna, con altre nobildonne veneziane, di fronte all’insopportabile prospettiva di essere vendute come schiave al mercato di Istanbul, riuscì a dar fuoco al deposito di munizioni della nave dov’erano state caricate, che saltò in aria con tutto il carico umano.

L’intervento, dunque, si propone come esemplare nei confronti di una storia poco studiata nelle nostre scuole, sottovalutata come importanza all’interno dello scacchiere delle potenze europee dell’età moderna e portatrice di un bagaglio destinato ad essere determinante anche nella storia successiva. Illuminante da questo punto di vista è la vicenda dell’indipendenza della Grecia del 1821-29, campeggiata da uomini formatisi nei territori sottoposti all’autorità veneziana.

Per concludere, si è trattato, per noi della Sileiana, di un incontro decisamente costruttivo. L’intento edificante dell’iniziativa di cui l’Assessore Nizzetto si fa portavoce e essenza, ben coadiuvata dalla profonda preparazione del Professor Chiaro, continua ad essere, anche in questo secondo appuntamento, fondante per i giovani locali. Questo mondo rimane occulto per le giovani generazioni, di cui si sa qualcosa per un sentito dire lontano e evanescente, quando in realtà la conoscenza di queste res gestae dovrebbe essere radice viva e non fiore appassito del passato glorioso e travagliato degli avi locali. Chissà che questa prima gemma possa fiorire e non essere estirpata da polemiche sterili e non costruttive. Terza puntata, ti aspettiamo con rinnovata curiosità.

Davide Zennaro

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